Gli effetti della viscosità nel calcestruzzo rappresentano un argomento che ho avuto modo di trattare nella stesura del libro “Lesioni degli edifici”, sia come modellazione matematica del fenomeno e sia come manifestazioni visive espresse in termini di comparsa ed evoluzione dei quadri fessurativi.
L’articolo che segue, inviatomi dall’Arch. Matteo Felitti (indirizzo strutture – iscritto al forum del sito), tratta invece degli effetti dovuti sempre alla viscosità ma relativi alla ridistribuzione del campo tensionale che si manifesta nelle sezioni di travi continue costituite da due parti reologicamente non omogenee, con particolare riferimento ai solai alveolari prefabbricati ai quali è solidarizzata a posteriori una soletta collaborante in calcestruzzo ordinario ossia gettato in opera (ENCO, periodico sulla tecnologia dei materiali da costruzione n. 46 anno XIV).
Rimandando alla lettura integrale del PDF dell’articolo a fondo pagina, vorrei sottolineare come effettivamente tutti i materiali manifestino comportamenti tempo – dipendenti o, in altre parole, tendano a deformarsi nel tempo sotto l’azione di carichi statici (fluage). A titolo di esempio, nel caso delle travi in calcestruzzo armato la deformazione viscosa comporta un allungamento (deformazione positiva) capace di compensare parzialmente la deformazione di ritiro indotta dagli sforzi di trazione; conseguenzialmente non può più essere accettata la relazione che lega lo sforzo alla deformazione tramite il modulo elastico poiché occorre introdurre nella stessa la somma della deformazione da trazione con la deformazione viscosa.
Concludendo, e rimandando al paragrafo 2.3.1 di “Lesioni degli edifici” per maggiori dettagli, la soluzione ottimale per ottenere un “calcestruzzo perfetto” esente da fessurazioni implica che lo stesso sia dotato di elevata resistenza, basso ritiro termoigrometrico e basso modulo elastico. In alto: la figura rappresenta lo schema del modello "Aging Concrete" che ho utilizzato per alcune modellazioni del comportamento dei calcestruzzi e delle malte, sia antiche che moderne, per scopi di ricerca scientifica i cui dettagli sono nel mio libro sulle lesioni.
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