PARTE II.

altNella prima parte dell’articolo abbiamo visto che con la scomparsa dell’Impero Romano la tecnologia del calcestruzzo cadde in un oblio lungo ben tredici secoli, conducendo verso un’apparente involuzione che rese invece possibile lo sviluppo di nuovi concetti urbanistici ed edilizi basati sull’evoluzione delle strutture in muratura portante.
Il punto di svolta, nuovamente, non fu imputabile al progresso in senso stretto quanto, piuttosto, ad eventi religiosi con risvolti nascostamente politici: l’Editto di Galerio, l’Editto di Costantino e l’Editto di Teodosio.


In effetti, il 30 aprile 311 Galerio pubblicò, anche a nome di Costantino e di Licinio, un editto con il quale concesse ai cristiani la libertà di culto e la riedificazione delle chiese, dando prova del fallimento della politica anticristiana; due anni dopo fu la volta di Costantino il quale, con l’Editto di Milano, sancì la definitiva consacrazione del Cristianesimo restituendo ai cristiani i beni precedentemente confiscati. Infine, il 27 febbraio 380 Teodosio emanò l’Editto di Tessalonicca, invitando i popoli a lui sottomessi ad abbracciare la fede dell’apostolo Pietro. Fu vera fede?
In realtà occorre considerare che la scelta di Costantino fu il frutto di un’abile mossa politica avendo egli considerato che, stante l’oramai inarrestabile diffusione del Cristianesimo, avrebbe avuto bisogno dell’appoggio dei suoi seguaci per soddisfare le proprie ambizioni di potere con un’alleanza che avrebbe segnato la rinascita della decadente società romana. Allo stesso modo, mentre la religione cristiana si accingeva a divenire quella ufficiale, Teodosio riuscì nell’intento politico di eliminare quelle pericolose divisioni religiose fra ariani ed antiariani seguendo la medesima linea propugnata dal Vescovo di Milano, Ambrogio, fin dalla sua elezione avvenuta nel 374.C
osì, mentre la società mutò la sua struttura sociale e religiosa nell’arco di pochi decenni, anche la struttura edilizia subì una conseguente evoluzione che condusse, nel periodo compreso tra il X ed il XII secolo, all’imperioso sviluppo dello stile romanico (figura 1).
 

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Antico edificio in muratura portante ad archi e volte, caratterizzato dalla trasmizzione dei carichi alle fondazioni per sostanziale pressoflessione.

Una corretta chiave di lettura dello stile romanico, che nacque contemporaneamente in tutta Europa, non può allora prescindere da quei cambiamenti politico-religiosi che sconvolsero il IV secolo dopo Cristo e che si concretizzarono in un’evoluzione dello stile romano verso concetti strutturali, basati su un’architettura ed una scultura monumentali, ai quali fu affidato il compito di trasmettere una fede incrollabile nella concezione Cristiana.
Se si analizza compiutamente gli edifici di quel periodo si scopre che essi sono realizzati interamente in pietra e mattoni, con gli orizzontamenti rappresentati unicamente dagli archi e dalle volte, conducendo ad una trasmissione dei carichi verso le fondazioni attraverso una prevalente azione di pressoflessione; ciò comporta, di conseguenza, che le caratteristiche salienti di tali strutture dipendono esclusivamente dalla necessità di assorbire le spinte inclinate esercitate proprio dagli archi e dalle volte, la cui stabilità è garantita da ampie sezioni murarie verticali con lo scopo di impedire la parzializzazione delle sezioni reagenti sia in elevazione che in fondazione. In verità, il regime statico descritto non deve essere considerato sempre soddisfatto, poiché l’ipotesi di sezioni interamente compresse può essere violata dal comportamento globale delle strutture e dai relativi stati di coazione dipendenti, ad esempio, dagli assestamenti del terreno traducibili nello sviluppo di cedimenti differenziali; nel contempo, proprio le ampie masse murarie sono in grado di garantire la stabilità strutturale, poiché anche nel caso di parzializzazione locale gli sforzi congiunti di trazione e compressione risultano di fatto confinati impedendo che la resistenza dei materiali attinga a condizioni di rottura.
Sintetizzando, e con particolare riferimento agli edifici di culto, lo stile romanico si manifestò con strutture tozze e robuste, capaci di trasmettere il senso della massa e del volume, esaltate però dal cono di luce proveniente dai rosoni frontali progettati in maniera tale da illuminare la navata centrale fino all’altare.
Con il trascorrere del tempo, e il progressivo diffondersi del Cristianesimo in tutte le terre conosciute, anche le esigenze religiose subirono ampie e profonde trasformazioni che si riflessero ovviamente anche nell’evoluzione costruttiva; in questo modo, tra il XII ed il XVI secolo le proporzioni e le forme degli edifici sacri furono oggetto di intensi studi di pura speculazione teorica, i cui fini erano condensati nella ricerca di una fusione perfetta tra geometria e arte quale specchio dell’imperscrutabile disegno divino posto alla base dell’intero cosmo. Era nato lo stile gotico la cui sublimazione può essere trovata nella Cattedrale di Notre Dame de Chartres, nel nord della Francia, forse meno conosciuta della più famosa Cattedrale di Notre Dame de Paris (figura 2).

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Cattedrale di Notre Dame a Parigi: tipico esempio di stile gotico nel quale i pinnacoli e gli archi rampanti svolgono il ruolo statito di contrasto all'esasperata pressoflessione.

A differenza dello stile romanico, quello gotico basò la sua concezione sull’elevazione del pensiero religioso verso il Creatore tramite il concetto stesso di verticalismo strutturale, conducendo verso edifici sempre più alti e snelli con pareti vetrate di grandi dimensioni che bucavano le masse murarie: una filosofia costruttiva che, all’esaltante sensazione di leggerezza, abbinò il concetto strutturale di archi rampanti esterni e di grandi pinnacoli atti a contrastare l’esasperata pressoflessione che in non pochi casi condusse a repentini e gravi collassi.
In pratica, e nell’arco di alcuni secoli, così come la religione cristiana soppiantò quella politeistica dell’Impero romano la tecnologia delle strutture murarie sostituì la tecnologia del calcestruzzo di pozzolana dell’antica Roma: un processo che ha ci ha donato mirabili opere, tuttora patrimonio dell’umanità, e che solo casualmente fu nuovamente soppiantato dal calcestruzzo.
http://magazine.darioflaccovio.it/2012/01/25/dai-calcestruzzi-dell’antica-roma-alla-moderna-geotecnica-seconda-parte/

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