
L’importanza che ho attribuito allo stesso, e che ha condotto i referee della rivista ad accettarlo come pubblicazione, discende dall’aver dovuto fornire risposte esaurienti ad un dissesto idrogeologico causato da piogge intense ed occorso nel 2003, ovvero 4 anni prima senza che nel frattempo fossero rimaste tracce normalmente rilevabili.
Il contenzioso era stato promosso, nei confronti del Comune di Teramo, da alcuni privati i cui immobili erano stati invasi da “un impressionante mare di acqua e fango…” - come avevano definito il dissesto i quotidiani (Il Messaggero d’Abruzzo e Il Centro) il giorno dopo l’evento - e il Giudice aveva posto alla base dell’intera causa civile la definizione di evento eccezionale.
Se avessi stabilito che si fosse trattato di un evento eccezionale, i privati avrebbero perso la causa.
A quel punto dovetti pormi la prima domanda: come stabilire se un evento piovoso può essere definito eccezionale?
E la risposta la trovai partendo dai dati pluviometrici della zona, reperiti presso l’Istituto Mareografico di Pescara, ai quali applicai alcune brevi funzioni matematiche alle quali affidai la risposta. Solo che dovetti iniziare ad analizzare i dati a partire dal 1929.
Il problema comunque, seppur con l’ausilio delle funzioni matematiche, non fu di facile soluzione poiché l’evento non solo non risultò eccezionale ma era stato provocato da piogge di entità inferiore a quelle occorse in altri giorni dello stesso anno ed anche dello stesso mese. Perché tale selettività?
Questa fu la domanda più interessante che dovetti pormi ed alla quale trovai la risposta. Una risposta che penso potrà risultare utile nella definizione di ulteriori contenziosi legali.