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Il problema energetico si è delineato sull’orizzonte dell’economia mondiale, improvvisamente e con intensità sconvolgente, in occasione della crisi internazionale del 1973 che seguì la guerra del Kippur; gli aspetti cruciali del nuovo contesto apparvero inizialmente focalizzati nella dipendenza energetica e nella sicurezza dell'approvvigionamento delle economie industrializzate, oltre naturalmente alla spinta dei prezzi del petrolio sui costi di produzione. Da allora, la questione ha conosciuto una lenta evoluzione, attraversando eventi a volte anche drammatici, quali la seconda crisi petrolifera del 1980-81 che vide il prezzo del greggio triplicare passando da 12 a 36 USD a barile.
Da un punto di vista economico, i principali fattori di destabilizzazione del sistema delle interrelazioni economiche mondiali sono stati essenzialmente l’impatto dei prezzi energetici sui costi industriali dei paesi occidentali e l’accumulo di enormi surplus finanziari da parte dei paesi dell’OPEC.
Da un punto di vista generale, la questione energetica ha indubbiamente registrato negli ultimi venti anni una sensibile maturazione, sia nei riguardi della presa di coscienza della reale portata dei problemi sia in ordine all’esigenza di impostare soluzioni di medio-lungo periodo.
Uno dei punti cruciali di detta maturazione ha riguardato il cambiamento di ottica nei confronti dell’efficienza energetica, sostenuto anche da motivazione di natura ambientale, che ne hanno notevolmente rafforzato lo spessore e l’incisività.
La realizzazione di un più elevato indice di efficienza energetica non può che costituire un fattore di fondamentale importanza in ragione del fatto che le possibilità di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili presentano, almeno nel breve periodo, notevoli limiti.
A parte i rischi insiti nella produzione di energia nucleare, entrati nella consapevolezza collettiva, con qualche spunto di carattere emozionale in seguito alla di vicenda di Chernobyl, l’aspetto ambientale più rilevante nella scelta della fonte di energia alternativa a quella derivata dai combustibili fossili si riferisce alle emissioni nell’atmosfera di gas carbonico e di altri elementi inquinanti; d’altro canto, secondo i dati più recenti il petrolio, se i livelli di consumo rimanessero quelli attuali, si esaurirà entro i prossimi cinquant’anni, e già nel 2030 la domanda sarà il doppio dell’offerta. Poi finiranno l’uranio ed il gas naturale, mentre l’unica riserva di cui potremo fruire in abbondanza per almeno duecento anni sarà il carbone.
Ma ad un prezzo in termini di impatto ambientale insostenibile.
E mentre c’è chi giura che l’energia del futuro deve essere ancora scoperta (surprise energy, energia a sorpresa secondo Carlo Rubbia) è ancora possibile sperare di attingere, seppure in modo completamente diverso da quello realizzato finora, nel motore termico del Pianeta Terra.
Romolo Di Francesco
www.romolodifrancesco.it
Romolo Di Francesco
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