Ho completato l'inserimento in "Articoli Tecnici" dei 4 capitoli dedicati alla risposta sismica locale. Ora voglio esprimere le sensazioni che ho provato la notte del 6 aprile 2009, pur cosciente che non saranno mai come quelle che hanno lasciato un segno indelebile agli aquilani.

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La notte del 6 aprile 2009 avevo il mio sismografo in casa ed era acceso. Lo avevo installato da almeno due mesi, ovvero da quando avevo iniziato a percepire le innumerevoli scosse che andavano aumentando per numero ed intensità.
Abito all’ultimo piano di una “palazzina” di 11 appartamenti, con tre livelli fuori terra ed un livello interrato, costruita in calcestruzzo armato nel 1995. La situazione morfologica e stratigrafica è del tutto inusuale, con presenza di ghiaie e sabbie a moderata cementazione depositate in un paleo-ambiente di conoide alluvionale. Lo spessore però varia a breve distanza, considerato che sul lato ovest supera i 40 metri in affioramento e su quello est, a distanza di circa 20 metri dall’edificio, affiora invece il substrato roccioso.
 

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Ogni giorno che rientravo in casa, o che mi intrattenevo ivi al computer, percepivo scosse che altri non sentivano, e non poteva essere altrimenti, stante gli ovvi fenomeni di amplificazione dinamica seguita da riflessioni multiple delle onde sismiche in funzione dell’articolato contatto alluvioni – substrato. Di fatti, utilizzando la semplice relazione di Okamoto discussa nella prima parte dell’articolo “Risposta sismica locale” in “Articoli tecnici”, ipotizzando uno spessore medio di 20 metri al di sotto dell’impronta dell’edificio e considerando una possibile VSH,all = 350 m/s delle alluvioni si ottiene un periodo fondamentale T1 = 0.229 sec, ossia una frequenza fondamentale f1 = 4.37 Hz.
Se a tali dati aggiungiamo la velocità del substrato, VSH,sub = 900 m/s ed i pesi di volume dei due mezzi, gall= 18.5 kN/mc e gsub= 21.6 kN/mc, si ottiene un FAD =3 incentrato su tale frequenza. In altre parole, pur considerando l’attenuazione del segnale sismico con la distanza, le onde riprendevano vigore allorquando giungevano al centro storico di Teramo e presso la periferia lato Ascoli Piceno dove io risiedo.
Ora, quella notte percepii dapprima un enorme, cupo, boato in avvicinamento che sembrava annunciare il movimento vorticoso che iniziai ad avvertire dopo pochi secondi; arrivarono dapprima le onde P, e le percepii chiaramente con l’edificio che iniziò a vibrare nei suoi modi flessionali, sospinto in avanti ed indietro; poi, dopo 10 secondi tutto sembrò svanire per pochi decimi di secondo, e in quel momento ebbi paura perché era chiaro, come puntualmente avvenne, che stavano subentrando le onde S, ancor più forti e distruttive. Il telaio in calcestruzzo armato iniziò a contorcersi, come avesse improvvisamente dimenticato le leggi naturali dell’equilibrio, i nodi strutturali scricchiolavano e tutto cadeva nell’appartamento. Il grande armadio a specchi si inclinò più volte fino a circa 20°, tanto da far temere a mia moglie che ci avrebbe schiacciato. Un fossile, del peso di 2.5 kg, fu scagliato a circa 2 metri di distanza lasciando un segno sul parquet che non abbiamo mai riparato. E mai lo faremo.
Quando il sisma finì, dopo 21 secondi di registrazione nel sismografo, l’edificio ancora oscillava perché, come scoprii dopo l’analisi della registrazione, la palazzina ha una frequenza fondamentale di 4.2 Hz, cioè un periodo di 0.238 secondi.
Era entrata in quasi-risonanza con il sisma.
Fortunatamente i danni sono stati lievi, con distacco perimetrale di alcune tamponature ai primi due livelli, anche se alcune lesioni sono presenti anche al mio appartamento al terzo ed ultimo piano. Abbiamo riscontrato alcune fessure all’attacco dei balconi con le travi fonde perimetrali, ma niente di rilevante considerato che, avendo scritto un testo sulla diagnostica dei quadri fessurativi, ho sempre monitorato visivamente l’intero edificio.
Gli edifici all’altro lato della strada, dove le alluvioni sono quasi assenti o del tutto sostituite dal substrato roccioso, hanno oscillato in misura molto inferiore e non presentano invece alcun danno.
 

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