Con la stesura del libro dedicato allo studio delle lesioni (“Lesioni degli edifici”, Ulrico Hoepli Editore, Milano – 2008) ho avuto la possibilità di analizzare alcuni tra i più belli ed interessanti monumenti esistenti in Italia e nel mondo; ma solo tre mi hanno davvero colpito:
- il Duomo di Santa Maria del Fiore a Firenze, con la splendida cupola del Bunelleschi;
- la Cattedrale gotica di Chartres, in Francia;
- il Pantheon, a Roma.
Alla cupola del Brunelleschi, costruita tra il 1417 ed il 1436, ho dedicato un breve articolo (Santa Maria del Fiore di Firenze e la cupola del Brunelleschi: capolavori dell'antichità) leggibile nella home page del sito; ora, spinto dall’amico ingegnere Luigi Ruggeri di Mentana che mi ha fornito dell’ottimo materiale, ritengo sia arrivato il momento del Pantheon, ovvero dell’unica opera monumentale arrivataci perfettamente integra dall’antichità e che mi toglie il fiato ogni volta che la visito.
Ad essere sinceri, non è mio interesse ripercorre elementi che ho già approfondito nel mio libro, salvo evidenziare:
- che la cupola possiede un diametro di 43.44 metri;
- che la stessa termina con un oculo centrale del diametro di 8.92 metri;
- che possiede uno spessore variabile che aumenta verso il basso;
- che è stata costruita su un cassero a perdere in laterizio che convoglia il peso e le spinte su mura perimetrali aventi uno spessore di 6.40 metri;
- che sono stati utilizzati materiali inerti alleggeriti verso l’alto, ovvero travertino, travertino e tufo, tufo e mattoni, mattoni spezzati, mattoni e tufo leggero ed infine scorie vulcaniche.
Perché? Semplicemente perchè in questo modo gli antichi romani riuscirono a realizzare un’opera a dir poco fantastica, visto che non ebbero bisogno di dover assorbire le sollecitazioni circonferenziali di trazione tipiche di tutte le cupole. Di tutte, ma non del Pantheon.
Ciò che in realtà mi preme evidenziare appartiene agli studi del Prof. Antonio Maria Michetti e ai lavori di restauro del monumento iniziati negli anni ’90 del secolo scorso.
Il professor Michetti (1927–2010), prima ancora di essere un valente ingegnere con un’innata visione architettonica delle sue opere, ritengo sia stato un vero saggio perché, com’è scritto nel pdf presente in fondo all’articolo, “… amava spesso paragonare l’attività di un gruppo di progettazione ad una orchestra guidata da un bravo direttore, ed all’interno di questa orchestra diceva di considerarsi un buon solista impegnato a dare il meglio di se, affinchè il prodotto fosse il migliore possibile.”. In merito al Pantheon Michetti ha affermato che “… non poteva essere stato concepito in assenza di una vera e propria progettazione strutturale…”, poiché “… dovevano necessariamente esistere criteri di dimensionamento e codici di calcolo esatti, magari diversi dai nostri, ma non per questo meno incisivi ed affidabili.”. Cos’altro aggiungere su un simile personaggio? Null’altro che invitarvi a leggere integralmente “il pezzo” a lui dedicato da Maurizio Clerici.
Per quanto concerne i lavori manutentori del Pantheon anche in questo caso vi rimando ad un secondo pdf allegato, nel quale possono essere scorsi tutti gli interventi eseguiti a partire dal 1995, sotto la direzione dell’Architetto Giovanni Belardi, allorquando il restauro dei marmi (pavonazzetto, porfido, granito, giallo antico) li ha riportati allo splendore dei tempi passati. Nel 1998 è stata la volta della riapertura dell’anta della monumentale porta bronzea la quale, del peso non indifferente di 85 quintali, era rimasta bloccata per secoli; un intervento che ne consente, oggi, l’apertura con la spinta di sole due persone. Infine, e non ultimi per importanza, i lavori di restauro della cupola (2004-2005) che ritengo abbiano tolto il sonno agli addetti ai lavori per l’intera loro durata. O almeno, questo è ciò che sarebbe successo a me!
IL PROFESSORE MICHETTI IL RESTAUTO DEL PANTHEON
E' ammirevole il tuo impegno verso la tua passione.
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