La geotecnica è una materia che reputo sostanzialmente di facile apprendimento, a condizione che sia insegnata con i giusti criteri.
Il primo problema che deve essere affrontato discende dal costituire una frontiera libera tra mondi apparentemente contrapposti che vede fronteggiarsi i progettisti da un lato e i geologi dall'altro ... ognuno con i propri limiti imposti non dalla volontà del singolo individuo quanto, piuttosto, da carenze nei piani didattici di insegnamento.
Esistono pochi ma essenziali concetti; l'importante è saperli trasmettere e saperli apprenderli.
Per questi motivi, oltre agli elementi che introduco nei miei libri, ho deciso di scrivere un articolo, dal titolo: "Dai calcestruzzi degli antichi romani alla moderna geotecnica: un percorso lungo duemila anni", che la casa editrice Dario Flaccovio (www.darioflaccovio.it) sta pubblicando a puntate nel proprio Magazine e che io inserirò con il dovuto ritardo nel mio sito tra gli "Articoli Tecnici".
Sarà un lungo viaggio nel tempo, iniziando con gli antichi romani che costruivano opere in calcestruzzo utilizzando la pozzolana. E in 5 puntate e duemila anni di storia dell'edilizia scopriremo dei risvolti inaspettati fatti di veri e propri bivi storici che, sotto spinte sociologiche, religiose e talvolta militari, hanno influenzato la tecnica costruttiva molto più del progresso vero e proprio.
Il finale sarà del tutto inaspettato perchè chiarirà una volta per tutte un'aspetto fondamentale della geotecnica che ho scoperto essere la "bestia nera" di tanti tecnici. Un aspetto che ho "raccontato" per la prima volta al corso tenuto con il Professor Aurelio Ghersi a Spoleto (http://www.dica.unict.it/users/aghersi/) nel dicembre 2010 e che ho successivamente approfondito nella replica dello stesso nel febbraio 2011.
Oggi quel racconto sta diventanto non solo un articolo ma una nuova ricerca scientifica che mi vedrà impegnato nei prossimi mesi.