
Le prime 70 pagine hanno una vocazione giurisprudenziale che fonda le sue radici anche nel diritto romano, grazie alle quali si apprende che il "bene acqua" e' regolamentato da duemila anni ed e' da considerarsi "bene pubblico" e non "bene privato". Le successive 45 pagine sono tecniche, ma comunque pur sempre scorrevoli e chiare nei concetti che l'autrice intende esprimere a favore della tutela e dello sfruttamento del "bene acqua".
Il testo chiude con uno studio approfondito delle norme attuali, che sono infine esposte in chiaro al fine di avere un raffronto immediato con le critiche - pur sempre costruttive - dell'autrice.
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