
Non posso dire se sia giusto oppure sbagliato, non sta' a me farlo. Come tecnico ho difficolta' ad accettare una simile condanna; ma se m'immedesimassi negli aquilani che hanno perso intere famiglie sotto le macerie ... beh, preferirei non pensarci. D'altra parte, come disse Paolo Stoppa nel "Marchese del Grillo": la giustizia non e' di questo mondo, ma dell'altro.
L'Italia vive costantemente sotto il pericolo di possibili catastrofi e
, come hanno insegnato le alluvioni che hanno recentemente colpito Genova (per la seconda volta in pochi anni) e Carrara (senza dimenticare la Sardegna centro settentrionale nel settembre 2013), non occorre un terremoto per ricordarcelo, per ricordarci che viviamo in un territorio geologicamente giovane alla continua ricerca del suo equilibrio.

Un equilibrio che noi italiani abbiamo compromesso con la fame di terreni edificabili, con l'uso scriteriato del territorio.
Ma anche in questo caso non mi sento di condannare chiunque o solo qualcuno. Siamo figli del nostro tempo. Come geologo, mi sembra fin troppo facile additare i politici, i costruttori, gli ingegneri o gli architetti. Poi, pero', se guardo dentro la mia categoria trovo dei veri e propri talebani, per usare le parole che Bruno Vespa disse al nostro presidente nazionale (Gianvito Graziano) a "Porta a porta" in occasione del terremoto dell'Emilia Romagna.

Allora, di chi e' la colpa?
Ricordo le parole dette da un'amica psicologa (Fabiola Di Berardino) ad un corso sulla gestione delle emergenze organizzato dall'Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo: "Quando vi chiedono se domani ci sara' un terremoto dovrete rispondere: non e' la domanda giusta. Avresti dovuto chiedermi: reggera' la mia casa?".
Da un paio d'anni a questa parte sto' lavorando con un gruppo di ricerca su un nuovo campo, basato sulle applicazioni satellitari nella salvaguardia del territorio. Una prima ricerca e' stata presentata al recente Convegno Asita (Federazione delle Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e Ambientali), altre sono in corso. I risultati sembrano essere promettenti, perche' abbiamo potuto analizzare (con tecniche differenziali) gli spostamenti degli edifici dell'Aquila durante la crisi sismica del 2009, identificando quelli che mostravano maggiore sensibilita' alle sollecitazioni dinamiche; quelli probabilmente piu' vulnerabili.
Da un paio d'anni a questa parte sto' lavorando con un gruppo di ricerca su un nuovo campo, basato sulle applicazioni satellitari nella salvaguardia del territorio. Una prima ricerca e' stata presentata al recente Convegno Asita (Federazione delle Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e Ambientali), altre sono in corso. I risultati sembrano essere promettenti, perche' abbiamo potuto analizzare (con tecniche differenziali) gli spostamenti degli edifici dell'Aquila durante la crisi sismica del 2009, identificando quelli che mostravano maggiore sensibilita' alle sollecitazioni dinamiche; quelli probabilmente piu' vulnerabili.
Un altro risultato (ancora da pubblicare) e' poi venuto dall'analisi degli spostamenti del centro storico di Teramo, la mia citta', durante la medesima crisi sismica: concordano pienamente con quanto avevo previsto in precedenti ricerche (un modello matematico applicato ad un ponte al territorio).
Forse qualcosa possiamo ancora fare nella direzione della salvaguardia del territorio e, soprattutto, di noi stessi.
per il resto, come ho voluto evidenziare riprendendo la frase della psicologa, la colpa è di tutti noi ... italiani, non necessariamente tecnici.
In merito al discorso della Commissione Grandi Rischi, condannata in primo grado, e poi assolta in appello, per la faccenda dell'Aquila, mi permetto di intervenire e tentare di tracciare una netta linea di demarcazione fra quello che è giusto e ciò che è sbagliato.
La Commissione Grandi Rischi è una struttura istituzionale, istituita con legge dello Stato (225/1992 e s.m.i) per assolvere ruoli ben precisi: all'art. 9 della norma si legge che la "Commissione (...) è organo consultivo e propositivo (...)su tutte le attività di protezione civile volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio".
Inoltre la Commissione "fornisce le indicazioni necessarie per la definizione delle esigenze di studio e ricerca in materia di protezione civile, procede all'esame dei dati forniti dalle istituzioni ed organizzazioni preposte alla vigilanza degli eventi previsti dalla presente legge ed alla valutazione dei rischi connessi e degli interventi conseguenti, nonché all'esame di ogni altra questione inerente alle attività di protezione civile".
Insomma non un comitato di quartiere che si riunisce per ascoltare lamentele varie ma un organismo dotato di tutti gli strumenti per andare a fondo nell'esame e nella valutazione di circostanze ben precise, in cui potrebbe essere messa a repentaglio la vita umana.
A mio modesto parere avrebbero potuto rimanere anche una settimana per verificare lo stato dell'arte della preparazione all'emergenza della cittadinanza e degli amministratori, per testare l'efficienza strutturale dei fabbricati pubblici, già oggetto di analisi da parte del CNR fra il 1998 ed il 2000. Insomma avrebbero potuto e dovuto fare di più: non una semplice riunione di poche ore giusto per fare scena. Questo è quello che distingue un tecnico, uno scienziato, da un "politicante".
Capisco che si debba attendere la pubblicazione delle motivazione della sentenza per esprimere un giudizio corretto ma, per quanto mi riguarda, tutti i componenti sono venuti meno al loro codice deontologico di studiosi, ricercatori, cultori della materia, per piegarsi al volere dell'allora Capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso.
Ad uno solo di loro è stata confermata la sentenza di colpevolezza, con una riduzione, tra l'altro, della pena. Quella persona oggi riveste il ruolo di Presidente dell'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. E' inconcepibile! In altri Paesi per delitti molto più blandi le persone si dimettono e si allontanano definitivamente dallo scenario istituzionale: in Italia, i grand Commiss d'etat anche se sbagliano, vengono premiati ed assurgono ad incarichi di comodo che consentono loro di avere sempre una posizione di rilievo.
Noi possiamo e dobbiamo dire che ciò è sbagliato, dobbiamo indignarci, dobbiamo smettere di essere sudditi e diventare cittadini.
Come tecnici dobbiamo esprimere tutta la nostra contrarietà non alla condanna ma all'assoluzione , immedesimandoci , appieno, negli aquilani, nei liguri, nei campani, negli umbri ed, ancora, in tutti coloro che hanno perso familiari e beni sotto le macerie di uno Stato debole che ti lancia un unico messaggio "arrangiati".
La giustizia deve essere di questo Mondo, almeno dobbiamo spingere in quella direzione e non alzare le spalle in un oscurantista gesto di remissione fideistica.
Ciao e grazie
Non mi ritengo un Mago - ma solo un cittadino che si è posto una domanda: è vulnerabile casa mia, la scuola dei miei figli, il mio posto di lavoro, la mia chiesa o l'ospedale, in presenza di sciame sismico ante-evento?
Inoltre, esistono tecniche validate, scientificament e confortate e conosciute, che potrebbero
indicarmi se un edificio subisce deformazioni?
La risposta è SI, era possibile, e lo studio presentato mostra interessanti spunti di riflessione ed approfondimento.
Questi studi permettono di ottenere dati quantitativi (misuro uno spostamento lento, quindi un effetto) ma non risposte qualitative (qual'è la causa).
Potrei continuare per molto, parlandovi di sciami sismici storici e di come abbiano manipolato i ricordi di tutti ma, giustamente, potrebbe essere pesante.
Nelle memorie difensive del Presidente dell'ISPRA, prof. Bernardo De Bermardinis,
Presidente dell'Ente dove presto attualmente servizio, l'argomento Interferometria SAR è
ben rappresentata in 8 pagine su 20. Illustri professori hanno dichiarato che non è
possibile impiegare tali tecniche a eventi sismici minori e sono un incompetente (questo
mi accomuna all'amico Giampaolo Giuliani) ma NESSUNO di loro, almeno sino ad oggi, ha
presentato i propri risultati in Convegni o Workshop.
La mia magra consolazione è che, forse, potremo finalmente iniziare a fare un
monitoraggio continuo sul territorio degli edifici privati, scuole ed ospedali nel bacino
aquilano, impiegando anche queste tecniche. Dr. Massimo Morigi
Sinceramente sono stufo di questo stato di cose.
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