Egregio Dottore,
mi sono messo d'impegno nel leggere tutti i volumi della collana "la geotecnica del III millennio" che sta scrivendo per Dario Flaccovio Editore. Ora, nel primo volume ho scoperto con piacere il suo nuovo modello ad elementi finiti per l'analisi delle travi, dei pali e delle paratie su suolo alla Winkler e la possibilità di poterlo implementare anche in fogli excel; con il secondo volume, che mi accingo a terminare, sono invece rimasto perplesso perché lei ha dimostrato dapprima matematicamente e poi sperimentalmente che l'ampiezza del campo duttile dei materiali dipende anche dalle dimensioni dell'elemento strutturale. Questo implica che occorrerà rivedere il nostro modo di pensare le strutture! saluti, Ing. XY (le do il permesso di pubblicare la domanda, ma essendo di un piccolo paese le chiedo di non inserire le iniziali e la località).
Egregio Ingegnere, in effetti dai miei calcoli risulta che sia l'acciaio che il calcestruzzo manifestano tale comportamento che ho poi potuto validare sperimentalmente nel primo caso. In sintesi, la duttilità è pur sempre una caratteristica del materiale in quanto la tensione di snervamento (passaggio dal campo elastico a quello plastico) e la tensione massima dipendono dalla microstruttura interna a sua volta associata alla composizione chimica. L'ampiezza del campo duttile è invece funzione della dimensione dell'elemento strutturale.
Tale assunto trasposto al calcestruzzo (paragrafo 7.1.7) implica che la curva sforzi-deformazioni non è univoca ma dipende dalla dimensione strutturale, tanto che può passare dalla classica bilatera di Prandtl (duttilità associata ad una plasticità perfetta) a quella tipica del comportamento elasto-fragile. Concludo dandole ragione sulla necessità di dover cominciare a ripensare al modo di progettare le strutture, anche se temo che ciò richiederà molto tempo prima che gli effetti da me descritti siano implementati nel modelli di calcolo. La saluto cordialmente Romolo DF
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