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La verita' sul terremoto dell'Aquila

  • 11 nov 2014
  • Tempo di lettura: 2 min

Il 10 novembre 2014 la Commissione Grandi Rischi, condannata in primo grado, e' stata assolta in appello. Tutti i componenti, tranne uno al quale e' stata comunque derubricata la condanna (sospensione e non menzione).

Non posso dire se sia giusto oppure sbagliato, non sta' a me farlo. Come tecnico ho difficolta' ad accettare una simile condanna; ma se m'immedesimassi negli aquilani che hanno perso intere famiglie sotto le macerie ... beh, preferirei non pensarci. D'altra parte, come disse Paolo Stoppa nel "Marchese del Grillo": la giustizia non e' di questo mondo, ma dell'altro.

L'Italia vive costantemente sotto il pericolo di possibili catastrofi e, come hanno insegnato le alluvioni che hanno recentemente colpito Genova (per la seconda volta in pochi anni) e Carrara (senza dimenticare la Sardegna centro settentrionale nel settembre 2013), non occorre un terremoto per ricordarcelo, per ricordarci che viviamo in un territorio geologicamente giovane alla continua ricerca del suo equilibrio.


Un equilibrio che noi italiani abbiamo compromesso con la fame di terreni edificabili, con l'uso scriteriato del territorio.

Ma anche in questo caso non mi sento di condannare chiunque o solo qualcuno. Siamo figli del nostro tempo. Come geologo, mi sembra fin troppo facile additare i politici, i costruttori, gli ingegneri o gli architetti. Poi, pero', se guardo dentro la mia categoria trovo dei veri e propri talebani, per usare le parole che Bruno Vespa disse al nostro presidente nazionale (Gianvito Graziano) a "Porta a porta" in occasione del terremoto dell'Emilia Romagna.

Per ogni lavoro che ho rifiutato (e non sono pochi) - perche' avrebbe potuto cagionare danni a cose e/o persone e/o territorio - e' sempre comparso un collega pronto a sostituirmi.

Allora, di chi e' la colpa?

Ricordo le parole dette da un'amica psicologa (Fabiola Di Berardino) ad un corso sulla gestione delle emergenze organizzato dall'Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo: "Quando vi chiedono se domani ci sara' un terremoto dovrete rispondere: non e' la domanda giusta. Avresti dovuto chiedermi: reggera' la mia casa?".

Da un paio d'anni a questa parte sto' lavorando con un gruppo di ricerca su un nuovo campo, basato sulle applicazioni satellitari nella salvaguardia del territorio. Una prima ricerca e' stata presentata al recente Convegno Asita (Federazione delle Associazioni Scientifiche per le Informazioni Territoriali e Ambientali), altre sono in corso. I risultati sembrano essere promettenti, perche' abbiamo potuto analizzare (con tecniche differenziali) gli spostamenti degli edifici dell'Aquila durante la crisi sismica del 2009, identificando quelli che mostravano maggiore sensibilita' alle sollecitazioni dinamiche; quelli probabilmente piu' vulnerabili.

Un altro risultato (ancora da pubblicare) e' poi venuto dall'analisi degli spostamenti del centro storico di Teramo, la mia citta', durante la medesima crisi sismica: concordano pienamente con quanto avevo previsto in precedenti ricerche (un modello matematico applicato ad un ponte al territorio).

Forse qualcosa possiamo ancora fare nella direzione della salvaguardia del territorio e, soprattutto, di noi stessi.

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