Egregio Dottor Di Francesco, nel leggere con interesse i suoi articoli tecnici ed in particolare IL MODULO ELASTICO: STATICO, DINAMICO ED EDOMETRICO PARTE III (2011) mi sembra di capire che vi sia un abuso nel ricorrere al modulo edometrico ed alle relative prove edometriche nella determinazione della deformazione e nelle conseguenti verifiche agli SLE in quanto non è corretto parlare di modulo edometrico in presenza di sforzi tangenziali essendo la risposta deformativa in campo elastico è controllata solo dal modulo elastico. Mi può suggerire come affrontare il problema della deformazione e dei cedimenti su pendio e quali siano i parametri deformativi e relativi metodi diretti od indiretti per stimarli? Cordialmente, G.D.B.
Buongiorno G.D.B.,
una risposta facile purtroppo non esiste per il semplice motivo che gli apparati di laboratorio sono progettati per rispondere alla simmetria geometria che si siamo dovuti inventare per semplificarci la vita; diversamente non avremmo potuto utilizzare gli invarianti che infarciscono tutta la geotecnica e che ci servono sia per interpretare le prove di laboratorio e sia per costruirci i criteri di snervamento.
L'unica soluzione percorribile, che adotto solo nei casi più complessi, consiste nel ricorso al metodo degli elementi finiti che consente di superare tutte le limitazioni di cui ha parlato e molto altro. Nei casi più semplici non faccio altro che continuare ad adoperare le teorie canoniche che ha citato, analizzando le singole fondazioni dello stesso edificio come se fossero isolate le une dalle altre.
Facciamo un esempio di edificio costruito su pendio (nell'ipotesi che questo sia stabile altrimenti ci complichiamo ulteriormente la vita) sul quale c'è uno strato superficiale di spessore costante (poggiante sul substrato) tale che la sua base sia parallela al pendio stesso. È ovvio che la realizzazione di un edificio comporta uno scavo di monte tale che in questa zona lo spessore di terreno compressibile è ridotto rispetto a quella di valle. Quindi, non faccio altro che posizionare le singole fondazioni (ad esempio le singole travi rovesce) e vedere quanto terreno compressibile rimane al di sotto di ognuna di esse. Poi eseguo i calcoli come se fosse una condizione monodimensionale, ovvero analizzo cosa accade (in termini di cedimenti assoluti e loro eventuale evoluzione) al di sotto di ognuna di esse. Per ultimo confronto i risultati per ottenere una valutazione dei cedimenti differenziali. e trasformo il tutto in rigidezza delle molle alla winkler per poter procedere con il calcolo strutturale. Nel libro "Introduzione alla meccanica delle terre" ci sono molti di tali elementi, per i cui approfondimenti occorre attendere il seguito (Meccanica delle Terre avanzata) in uscita prevista per giugno 2014. a presto Romolo DF
Comments