
Fui immediatamente interpellato per la messa in sicurezza del cantiere, tant'e' che alle 6.30 ero gia' sul luogo dopo aver consigliato al collega e al progettista di girare alla larga. Il primo ascolto' il mio consiglio, il secondo volle per forza essere presente e si ritrovo' a dover affrontare l'inevitabile assalto dei giornalisti che avevo previsto. Alle 9 arrivo' anche la magistratura, dietro denuncia del sindaco, ed il collega, da me avvisato telefonicamente, si affretto' a nominarmi consulente nel procedimento penale nel frattempo avviato.
Nei giorni seguenti tutti i tecnici e le imprese che avevano lavorato o stavano lavorando in quel
cantiere ricevettero un avviso di garanzia; inoltre, tutti furono anche esposti alla gogna mediatica.

Tutti tranne uno: il collega che aveva dato ascolto al mio consiglio.
In sua assenza, i giornalisti furono obbligati a dialogare con me e quando, dopo quasi due settimane, riuscirono a scoprire il suo nome si ritrovarono con una notizia che non faceva piu' scalpore. E non fu pubblicata.
Nei mesi seguenti il collega affronto' serenamente le indagini in corso, al contrario di tutti gli altri che avevano ricevuto il medesimo avviso di garanzia, i quali scoprirono di non poter piu' uscire di casa senza essere additati perche' il popolo si era gia' espresso con una sentenza di condanna.
Dopo sei mesi, con un cavillo legale riuscii ad evitare il rinvio a giudizio del collega (i dettagli li trovate in un articolo dedicato), mentre tutti gli altri dovettero affrontare un estenuante processo penale che duro' due anni e si concluse con l'assoluzione di tutti (la magistratura scopri' che si trattava di un problema puramente civilistico).
Perche' racconto quest'aneddoto?
E' di alcuni giorni fa la notizia trasmessa dai media del crollo di un viadotto in una strada appena inaugurata, immediatamente rimbalzata nel web e soprattutto all'interno dei social network. Successivamente e' stato aggiustato il tiro, affermando che non si era trattato di un crollo ma di un cedimento. Infine si e' scoperto che a cedere, senza crollare del tutto, era stato un rilevato stradale.
Il caso ha assunto una valenza nazionale, probabilmente non solo per la notizia in se', quanto per la gogna mediatica avviata dai tecnici nei social, al cui interno si e' scatenato un parapiglia di molte migliaia di commenti senza che nessuno riflettesse sul significato della deontologia professionale, ovvero di quel codice etico che riunisce le regole comportamentali riferite alle categorie professionali.
Resta il fatto che, quale conseguenza di tale comportamento, tecnici e imprese di quel cantiere saranno sottoposti ad un procedimento penale e i loro nomi esposti al pubblico ludibrio.
E se fossero tutti innocenti?
D'altra parte noi tecnici sappiamo che quando si costruisce una strada non e' possibile eseguire indagini geologiche in ogni punto, limitandoci a costruire un probabile modello geologico con tutte le conseguenze tecniche e giuridiche del caso. Anzi, a ben riflettere, mi sovviene che nella stesura delle norme tecniche e nel loro aggiornamento tutti si sono preoccupati di salvaguardare le competenze professionali in materia di geologia e geotecnica ma nessuno ha pensato di sostituire il concetto di modello geologico con quello di probabile modello geologico.
Eppure le conseguenze giuridiche sarebbero state importanti, perche' dobbiamo ricordarci che ad una filiera edile (quale potrebbe essere la progettazione e la realizzazione di una strada) partecipano molte figure tecniche ed imprenditoriali, con la conseguenza che l'errore di una solo di loro si ripercuote su tutte le altre. Del resto, nel caso della paratia il collega era davvero innocente, ma si era comunque ritrovato coinvolto nel procedimento penale.
E se fosse successo a noi, sapendo di essere innocenti?
Per il caso citato, anch'io sono stato interpellato da un collega in un post su Facebook, ma la mia risposta e' stata improntata all'insegna del rispetto: purtroppo senza alcuna foto non saprei cosa dire. un caso simile si e' verificato sulla Teramo-mare nel 2009 a pochi mesi dall'apertura. in quel caso il collasso del rilevato si e' verificato per erosione al piede dovuta al vicino fiume in esondazione e ai materiali utilizzati per il rilevato non corrispondenti alla UNI 10006 (avevano utilizzato argille!). come vedi le variabili possono essere tante.
Concludo consigliandovi l'articolo comparso sul Magazine Dario Flaccovio il 13 settembre 2014:
http://magazine.darioflaccovio.it/2014/09/13/20-consigli-per-non-risultare-cafoni-o-inadeguati-su-facebook/
Ne ripercorro due passaggi essenziali:
- E' molto piu' facile lasciarsi andare in critiche negative che in positive. Anche se e' provato che i commenti positivi generano piu' condivisioni, continuo a notare che i commenti denigranti sgorgano mentre i complimentosi sono pochi e timidi.
- Per placare il banalissimo commento negativo che alberga nel tuo cuore, pensa prima di commentare e ironizza, scherzaci su. La polemica fa male.
Bravo Enrico Flaccovio per averlo scritto! Andava fatto.
Lasciando quindi la possibilità di adeguare l'opera alle situazioni che si andavano via via delineando durante la realizzazione della stessa. Se non erro tale concetto non esiste più nelle NTC, se non per opere di una certa importanza se non sbaglio). In pratica, da questo punto di vista, con le NTC si è tornati indietro di circa 20 anni.
In quel caso mi sono limitato a dire che in parecchie occasioni, troppe ultimamente, a forza di giocare al ribasso sugli appalti, si va (e lo si è costretti dal sistema innescato) a risparmio su molti aspetti della progettazione (leggi "attenta campagna geologica e geognostica") e della scelta qualitativa dei materiali.
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