buon anno 2018 romolo di francesco

È iniziato un altro anno, il 2018, ed un altro anno è passato per sempre.

Non ho potuto festeggiarlo come avrei voluto, perché mia moglie si è ammalata proprio il 31 dicembre (ma tanto ci siamo abituati, visto che negli ultimi due anni è toccato a me); in compenso, restando a casa solo con lei, ho avuto molto tempo per riflettere, molto tempo per verificare dove mi porterà il mio lavoro di tecnico.

La prima verifica l’ho fatta sul sito della cassa nazionale per geologi, dove ho eseguito una simulazione della pensione che potrei percepire a partire dal 2035, quando avrò 70 anni. Ho scoperto che mi spetteranno circa 5000 € lordi l’anno; in pratica, una pensione da fame, addirittura inferiore alla pensione sociale (oggi si chiama assegno sociale e vale 448,07 € mensili) che spetta a coloro che si trovano in uno stato di disagio economico.

Si badi bene: il calcolo è fondato sul mio fatturato attuale, più alto della media, che potrebbe subire oscillazioni importanti com’è avvenuto più volte anche nel recente passato. Detto ciò, non oso pensare ai tanti colleghi che hanno un volume di affari inferiore al mio, che arrancano appresso ad un mercato statico, fermo ad un livello molto basso stabilizzatosi dopo anni di impressionante recessione.

Qualcuno parla di ripresa, ma dimentica di dire (posso pure pensare che non lo sappia) che si tratta di un’onda lunga, i cui effetti si sentiranno soltanto tra qualche anno; d’altra parte esiste una legge molto semplice, addirittura lineare, che afferma che la risalita è speculare alla discesa (io ho avvertito la crisi nel 2007 e la ripresa nel 2015; 8 anni di discesa, la cui risalita terminerà nel 2023).

Quale lezione posso trarne? Che qualcuno si è preoccupato dei disagiati (ne sono contento, sia ben chiaro) ma nessuno si è preoccupato di noi tecnici. Come se non esistessimo. Noi, che assieme agli artigiani ed alle piccole imprese eravamo la spina dorsale dell’economia, saremo i prossimi poveri. Impossibilitati oggi a risparmiare, incapaci domani ad autosostenerci.

Sul sito della cassa nazionale c’è scritto un suggerimento lapalissiano: Nell’attuale regime pensionistico contributivo retto dalla legge 335, la pensione è costruita da ciascuno di noi. E’ bene dunque che ciascuno di noi sappia se il nostro livello di condizione obbligatoria è sufficiente a garantire una pensione accettabile o se deve ricorrere alla supercontribuzione volontaria o ad altra forma di previdenza integrativa.

Ringrazio chi l’ha scritto, ma devo ancora trovare il modo per pagare la rata mensile relativa alla pensione integrativa, tenuto conto che: 1) sono assoggettato ad una pressione fiscale insostenibile; 2) ho un figlio all’università che mi costa oltre 1000 € al mese (per spendere i quali devo guadagnarne almeno il doppio per i motivi di cui al punto 1); 3) pago gli aggiornamenti annuali dei software, che aumentano quando cambiano le normative tecniche; 4) sono obbligato, a mie spese, a partecipare a corsi di aggiornamento; 5) devo mantenere un ufficio; 6) spendo molto per viaggi di lavoro, considerato che la maggior parte dei miei cantieri sono fuori regione.

Forse non tutti viaggiano molto come me, ma di sicuro tutti i tecnici usano molto l’automobile per lavoro; con quale contropartita? Che lo Stato ci consente un recupero davvero misero dei costi di acquisto e di gestione, quasi un’elemosina.

Lo scorso settembre ho cambiato auto dopo che la precedente, acquistata nove anni prima, si era rotta per ben cinque volte in due mesi; ne ho presa una usata, di qualche anno di vita per il semplice motivo che mi è costata poco. Se avessi la possibilità di recuperare una percentuale accettabile dei costi (almeno il 50%) comprerei un’auto nuova ogni 4 anni e come me farebbero molti altri tecnici (e artigiani e piccoli imprenditori), con evidente giovamento per il settore metalmeccanico e, di conseguenza, per l’economia generale.

Ma andiamo avanti. La seconda verifica ha riguardato il livello occupazionale dei tecnici al di fuori della libera professione. Come punto di partenza ho utilizzato due elementi di misura: il numero di CV che mi pervengono ogni anno tramite il mio sito e l’esito che il loro invio sortisce.

Nel mio caso ricevo qualche decina di CV l’anno; purtroppo per chi mi scrive non riesco ad accontentare nessuno. In ogni caso rispondo a tutti (se qualcuno mi dovesse essere sfuggito, faccio ammenda). Nel caso delle grandi imprese edili il numero dei CV può essere dell’ordine delle centinaia e, talora, delle migliaia l’anno. Evidentemente ciò rende quasi impossibile la gestione delle richieste lavorative, al punto che nella stragrande maggioranza dei casi i CV sono cestinati senza neanche essere letti, come mi è stato confessato da un dirigente con il quale condivido un’amicizia trentennale.

romolo di francesco profilo cv 

Per esserne sicuro ho inviato il mio CV a diverse ditte, medie e grandi, corredato con una foto scelta tra alcune scattatemi da un fotografo professionista (vedi sopra); mi sono prodigato nell’aprirlo con una sintesi nella quale ho citato i 10 libri che ho scritto, alcuni dei quali sono stati adottati da facoltà di ingegneria e geologia, le ricerche scientifiche, le teorie che ho risolto o completato, i modelli matematici che ho scritto, i corsi post-laurea nei quali insegno e le principali esperienze professionali. Sono trascorsi diversi mesi, ma non ho ricevuto alcuna risposta.

politici meno tasse 

Qualcuno parla di ripresa. Qualcuno si è occupato dei disagiati sociali. Nessuno si è preoccupato di noi tecnici. Qualcuno, nessuno: chi sono?

Sono gli stessi che non hanno ancora capito che la pressione fiscale è troppo alta e che esiste la curva teorica di Laffer secondo la quale “meno tasse” significa “maggior gettito fiscale”. Forse non è proprio così semplice, ma qualche spiegazione in più la trovate facilmente sul web (ad esempio: http://www.fondazioneluigieinaudi.it/la-curva-di-laffer-meno-tasse-piu-gettito-fiscale/ e https://spazioeconomia.net/2015/05/21/la-curva-di-laffer-e-le-politiche-fiscali-italiane/).

Cari qualcuno e nessuno, finalmente dopo 5 anni quest'anno sarà il popolo a scegliere il nuovo governo. Volete allora i nostri voti? Cominciare a pensare seriamente a noi tecnici nel vostro programma elettorale. E soprattutto ricordatevi che siamo davvero tanti e tutti assieme potremmo influenzare il risultato elettorale

 Romolo Di Francesco

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